We are at the frontier of a new way of thinking about the world. The change began about 100 years ago; we have jumped from a deterministic view of the world which was typical of the nineteenth century (‘800), to a probabilistic view, which emerged in the early twentieth century. Its prophets have stated that time is not absolute but relative, Einstein – human rationality is no longer monolithic but is an island in a sea of the unconscious, Freud – The matter is no longer “here and now” but is probability, quantum mechanics. *
The very concept of indeterminacy of matter has always fascinated me. What are we are made of, what we think, how we live, eat, breathe cannot be in their most intimate nature. Logically, in daily life we do not take any notice of them because they are concepts that apply to microscopic phenomena, instead for macroscopic systems, quantum law tends to the classic, and it is terribly fascinating to think that the only way to describe ourselves deep down, is, in itself a chance.
This premise has created the project QPORTRAIT – Q (uantum) PORTRAIT.
The question therefore is how to photograph man in an indeterminate time? A portrait is no longer here and becomes a probability. There is no person portraying a specific theme such as pain, ecstasy, joy, an experience … The figures are immersed in a cloud of possible poses and the vision of the subject emerges as the possibility offered the viewer. All of this is driven by desire, not by the pretense to rethink a portrait. They are looking for a new way.
Siamo alla frontiera di un nuovo modo di pensare il mondo. L’inizio del cambiamento è partito 100 anni fa circa. Un salto da una visione del mondo deterministica, tipica del diciannovesimo secolo (‘800), a una visione probabilistica, si è imposto all’inizio del ventesimo secolo. I suoi profeti hanno dichiarato che il tempo non è più assoluto ma relativo, Einstein – la razionalità umana non è più monolitica ma è un’isola in un mare d’inconscio, Freud – La materia non è più “qui e ora” ma è probabilità, meccanica quantistica.*
Mi ha sempre affascinato, in modo particolare, proprio il concetto di indeterminazione della materia. Quello di cui siamo fatti, quello che pensiamo, viviamo, mangiamo, respiriamo non è determinabile nella sua più intima natura. Logicamente non ne facciamo esperienza nel quotidiano perchè questi concetti si applicano ai fenomeni microscopici, mentre nel caso dei sistemi macroscopici, le leggi quantistiche tendono a quelle classiche, ma è terribilmente affascinante pensare che l’unica probabilità di descriverci nel profondo è essa stessa una probabilità.
Da queste premesse nasce il progetto QPORTRAIT – Q(uantum)PORTRAIT.
La domanda, quindi, alla base di questo progetto è: come fotografare l’uomo nel tempo dell’indeterminazione? Il ritratto non è più qui e ora ma diventa una probabilità. Non c’è un soggetto che racconta uno specifico determinato tema come potrebbe essere il dolore, l’estasi, la gioia, il vissuto… Le figure ritratte sono immerse in una nube di possibili pose e la visione del soggetto emerge come la possibiltà offerta allo spettatore. Tutto questo è mosso dalla volontà, non certo dalla prestesa, di ripensare il ritratto. Sono alla ricerca di strade nuove.
Un grazie speciale ad Alessandro Esposito per la consulenza scentifica.
*Siamo abituati a descrivere i fenomeni per come ci appaiono nella vita di tutti i giorni e non già nella loro intima natura. Per comprendere la meccanica quantistica dobbiamo fare uno sforzo concettuale di questo tipo. La natura non è come la percepiamo quotidianamente. Nella fattispecie, l’idea deterministica di poter dare risposte certe, deve essere cancellato e lasciare spazio al concetto di probabilità. Come esempio, la vecchia idea classica prevedeva che le soluzioni alle equazioni che descrivono il moto di un corpo fossero univoche. Una volta noto il dove e il quando di un corpo possiamo dire tutto sulla sua evoluzione passata e futura. In meccanica quantistica non esiste più il “qui e ora”, ma esiste la probabilità che “qui e ora”. Ogni sistema è rappresentato da uno stato che ne descrive le proprietà. Tutti gli stati che risolvono determinate equazioni sono possibili e sono tra loro differenti e discreti. Quando facciamo una misura, non facciamo altro che percepire uno di questi stati possibili, ciascuno descritto da una propria probabilità. Per questo non si può più dire che un corpo si trovi qui in questo momento, ma solo si può definire la sua probabilità di essere qui e ora. Il sistema è quindi descritto dalla sovrapposizione di questi stati (quantici) ognuno con la sua probabilità.